La chiesa cristiana non ha mai negato la differenza tra un uomo e una donna. Per il mondo moderno, cercando di cancellare queste differenze, questo approccio diventa spesso il motivo delle accuse di "discriminazione di genere". Uno dei problemi di bruciore sono i limiti associati ai giorni critici delle donne. La questione delle restrizioni per le donne nei giorni critici è stata sollevata nei primi secoli dell'esistenza del cristianesimo, i teologi hanno risposto in diversi modi.
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All'alba della storia della chiesa cristiana, in alcune comunità c'era un punto di vista estremo. Si credeva che una donna nei giorni critici non avesse il diritto non solo di prendere la comunione, ma anche di pregare, toccare le Scritture e persino ascoltare come la leggono, perché in questo momento, lo Spirito Santo si allontana dalla donna, sostituito da uno spirito impuro.
Questo approccio è associato alla tradizione dell'Antico Testamento, in cui un grande posto era occupato dall'idea di pulizia e impurità. Tutto ciò che era associato alla morte, incluso il sanguinamento, era considerato impuro. Questo atteggiamento nei confronti del sanguinamento, comprese le mestruazioni, esisteva nel paganesimo, ma nella religione dell'Antico Testamento aveva un significato speciale.
La morte nella Bibbia è interpretata come conseguenza della caduta dell'uomo. Pertanto, qualsiasi promemoria, incluso l'emorragia mensile femminile, è un promemoria del peccato umano, quindi rende una persona "impura", la fa stare lontana dalla vita religiosa. Ai tempi dell'Antico Testamento, alle donne ebree era infatti proibito partecipare alla preghiera durante i giorni critici, inoltre, era impossibile toccare una donna in quel momento, la isolarono.
Nel cristianesimo, che aveva come base la vittoria del Salvatore sul peccato e sulla morte, un approccio così unico non poteva più essere. Le discussioni sui giorni critici delle donne non si fermano da secoli. Alcuni teologi, vedendo nell'impurità del corpo un'immagine di impurità spirituale, vietavano alle donne di prendere parte a questi giorni (San Dionigi, San Giovanni Postnik, San Nicodemo Svyatorets), mentre altri consideravano il sanguinamento femminile come un processo naturale e non vedevano ostacoli alla comunione durante le critiche giorni (San Clemente di Roma, San Gregorio il Doppio).