Per un credente, l'esistenza dell'Altissimo è evidente e non ha bisogno di conferme teoriche. Tuttavia, nella storia del pensiero religioso e filosofico ci sono stati molti esempi di come il ragionamento speculativo possa dedurre la necessità dell'essere di Dio.
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Manuale di istruzioni
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La prima prova dell'esistenza di Dio come l'Assoluto, cioè il portatore di tutte le qualità in grado superlativo, risale all'antico filosofo greco Anaxagoras. Credeva che il cosmo complesso e diversificato (l'universo, come verrà detto più avanti) sia semplificato dal fatto che è stato creato e controllato dalla mente suprema ("Nus"). Più tardi, lo sviluppo della teoria dell'Assoluto apparirà in Aristotele, il quale credeva che ogni cosa materiale avesse una sua ragione, quella - la sua stessa ragione, e così via - a Dio, che ha una causa radice in se stesso.
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Nell'XI secolo, Anselmo di Canterbury offrì il suo argomento ontologico a favore dell'esistenza di Dio. Ha sostenuto che Dio è l'Assoluto, che possiede tutti gli attributi (qualità) in grado superlativo. Poiché l'esistenza è il primo attributo di qualsiasi sostanza (come suggerì Aristotele nella sua struttura categorica), Dio necessariamente lo è. Tuttavia, Anselmo fu criticato per il fatto che non tutto ciò che una persona può pensare esiste nella realtà.
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Le idee aristoteliche, così come la sua struttura logica, erano vicine nello spirito agli scolastici medievali. Il Divino Dottore, Tommaso d'Aquino, formulò nel Sumy of Theology cinque prove classiche dell'esistenza di Dio. Primo: ogni cosa ha una ragione per muoversi al di fuori di se stessa, il motore principale, che di per sé non si muove, è Dio. Secondo: ogni cosa ha una causa essenziale al di fuori di se stessa, tranne Dio, che è la prima essenza, e quindi la ragione di tutto nel mondo. Terzo: tutte le cose esistenti provengono da un'essenza superiore, che ha un essere assoluto - è Dio. Quarto: le cose terrene sono caratterizzate da vari gradi di perfezione e tutte risalgono a un Dio assolutamente perfetto. Quinto: tutte le essenze nel mondo sono collegate dalla definizione degli obiettivi, questa catena parte da Dio, che fissa l'obiettivo per tutto. Questa è la cosiddetta prova posteriore, cioè che va dal dato all'intelligibile.
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Immanuel Kant, a cui è attribuita la creazione della famosa sesta prova dell'esistenza di Dio, solleva questo argomento nella sua Critica della mente pratica. L'idea di Dio secondo Kant è inerente a ogni persona. La presenza nell'anima di un imperativo categorico (l'idea di una legge morale superiore), che a volte spinge ad agire in contrasto con l'uso pratico, testimonia a favore dell'esistenza dell'Onnipotente.
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In seguito Pascal considerò l'adeguatezza della fede in Dio dal punto di vista della teoria dei giochi. Non puoi credere e comportarti immoralmente o essere ben intenzionato, anche se sperimentando alcune delle difficoltà di una vita giusta. Alla fine, una persona che ha scelto la parte di Dio o non perderà nulla o guadagnerà il paradiso. Il non credente non perderà nulla o andrà all'inferno. La fede ovviamente farà comunque più bene. Tuttavia, i filosofi religiosi (in particolare Frank) hanno messo in dubbio la "qualità" di tale fede e il suo valore per Dio.