Nel periodo 2010-2011, numerosi paesi del Medio Oriente e del Nord Africa sono stati spazzati da un'ondata di movimenti rivoluzionari di protesta. Questi eventi furono chiamati "Primavera araba" e la Tunisia divenne la sua "culla". Dopo il rovesciamento del regime presidenziale in Tunisia, la protesta si diffuse in Egitto, Libia, Marocco, Giordania, Bahrain, Oman. Nel marzo 2011 sono iniziati i disordini in Siria, che finora non si è placata.
La "fase latente" della tensione siriana alla fine si sviluppò in una fase "aggressiva": iniziarono scontri armati tra le forze governative e l'opposizione. Tuttavia, la guerra civile in Siria rappresenta una minaccia per la pace globale, quindi nessuno dovrebbe essere lasciato indietro.
Gli esperti ritengono che dopo la Siria il Libano si “infiammerà” immediatamente. La situazione in Libano negli ultimi anni è stata instabile. Il paese turistico un tempo prospero è diventato un lusso per le battaglie tra diversi gruppi e non solo tra sunniti e sciiti. Anche il Libano ha subito aggressioni da parte di Israele. Ora molti eminenti orientalisti sono fiduciosi che il Libano è destinato a diventare il prossimo anello della catena di instabilità in Medio Oriente.
A causa della crisi siriana, il Libano si è diviso in due campi ostili. Uno di loro, guidato dal movimento Hezbollah, sostiene il regime del presidente siriano Bashar al-Assad. Il campo avversario, guidato dal Movimento del 14 marzo, sostiene la crescente rivoluzione siriana. Se una vera guerra di "tutti contro tutti" si sviluppa in Siria, catturerà sicuramente il Libano.
D'altra parte, come osserva il ricercatore capo dell'Istituto di economia mondiale e relazioni internazionali dell'Accademia delle scienze russa, Georgy Mirsky, il potenziale conflitto in Libano non può essere paragonato al resto degli eventi della "primavera araba". Il Libano è un paese multiconfessionale con un sistema di gestione confessionale. I rappresentanti di tutte le principali religioni partecipano al processo decisionale politico. In questa situazione, la dittatura è impossibile in Libano in linea di principio, il che significa che non c'è motivo di ribellarsi all'immaginario "usurpatore", come è accaduto in Libia ed Egitto.
Un altro pericolo della guerra civile in Siria è il cosiddetto "aiuto umanitario" degli Stati Uniti. Se si svilupperà un conflitto armato nelle città siriane, gli americani "tireranno" lì le loro basi militari, presumibilmente per ripristinare e mantenere una situazione pacifica. Le truppe delle Nazioni Unite si stanno quindi avvicinando agli ambiti confini russi. L'instabilità in tutto il Medio Oriente può essere di beneficio diretto per loro, aiutando a costruire un "ponte" strategico. E dall'altro lato, la Cina sta già sostenendo la Russia, spingendo le sue truppe al confine che è diventato simbolico, in effetti.